Si è tenuto il 3 aprile l’incontro organizzato da CIDA Lombardia dal titolo “Riforma Fiscale: quale impatto per i dirigenti in attività e in pensione”.
All’evento hanno partecipato il Direttore CIDA, Teresa Lavanga, il Prof. Alberto Brambilla, Presidente Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali, il Segretario CIDA Lombardia, Franco Del Vecchio, in qualità di moderatore, e i rappresentanti delle Associazioni territoriali delle Federazioni aderenti, Luigi Catalucci (Vicepresidente Manageritalia Lombardia), Gianantonio Crisafulli (Presidente ALDIA), Rossana Lo Grasso (Consigliere CIDA Lombardia del Sindirettivo Banca d’Italia), Alfredo Porro (Consigliere CIDA Lombardia di CIMO), Mino Schianchi (Vicepresidente ALDAI Federmanager), Mauro Zeni (Presidente ANP provincia di Milano). Molteplici le riflessioni scaturite nel corso della tavola rotonda, che ha analizzato l’impatto delle misure fiscali nei principali Paesi europei e le proposte per la sostenibilità economica e sociale dell’Italia.
La recente legge delega per la riforma fiscale, approvata dal Consiglio dei Ministri il 16 marzo 2023, apre una serie di interrogativi sull’equità e sulla semplificazione tributaria, oltre che sulle misure da implementare per contrastare il dilagante fenomeno dell’evasione fiscale.
L’equità tra gli scaglioni e il confronto con altri paesi europei è stata la base di riferimento dei lavori. Attraverso un approfondito studio del gruppo di lavoro CIDA Lombardia è emerso che l’impôt sur le revenu ha in Francia un’aliquota minima del 14% che viene applicata nello scaglione di reddito da 9.964 € a 27.519 €, oltre il 9% in meno rispetto al Belpaese, nel quale si applica l’aliquota del 23% fino a 15.000 € e 25% fino a 28.000 €. La fascia media fra 27.519 € e 73.779 € è tassata in Francia con l’aliquota del 30%, dal 5% al 13% in meno dell’Italia con il 35% fino a 50.000 € e 43% oltre. L’applicazione dell’aliquota massima, al 45%, si applica in Francia oltre 156.244 €, quindi lo scaglione della ricchezza inizia con redditi tre volte superiori all’Italia, mentre per i redditi del ceto medio alto da 73.779 € l’aliquota in Francia è del 41%, 2% in meno dell’Italia.
Un divario che colpisce tutte le fasce di contribuenti in Italia, e in particolar modo la classe media, se si pensa che solo i contribuenti con redditi da 35 mila euro in su versano quasi il 60% dell’Irpef.
In Italia, l’effetto del combinato disposto di imposte dirette e indirette rende eccessiva l’imposizione fiscale, ma l’evasione e l’economia sommersa vengono favorite, secondo il Prof. Brambilla, dall’eccessivo divario tra i contribuenti oltre i 35mila euro e quello sotto, non tanto in termini di aliquota ma soprattutto sul versante di bonus, agevolazioni e varie che – oltre i 35mila iniziano a essere preclusi – incoraggiando ben poco a dichiarare. E i dati sui consumi sono lì a dimostrarlo.
In tale cornice, CIDA ha sottolineato la necessità di implementare azioni concrete ed esaustive atte a contrastare il lavoro in nero, effettuare controlli incrociati dei dati fiscali, applicare maggiore severità sui reati fiscali, favorire il contrasto di interessi anche per i redditi superiori, con l’obbiettivo di debellare l’evasione, fenomeno che incide fortemente sulle tasche dei contribuenti. Non è solo necessaria una riforma fiscale, ma servono interventi organici e riformisti del Paese, che tocchino l’ambito della concorrenza, giustizia, pubblica amministrazione, welfare, burocrazia, scuola e ricerca, con una maggiore attenzione alla spending review.
Ed è per tale ragione che CIDA sta lavorando a un “Business Plan” ambizioso da presentare al Governo e alle istituzioni in vista della prossima Legge di Bilancio e della riforma fiscale, con proposte concrete volte ad incentivare lo sviluppo economico e la crescita sociale.