CIDA esprime forte preoccupazione per gli emendamenti al Ddl sulle prestazioni sanitarie, che rischiano di minare l’equilibrio della sanità integrativa, con conseguenze dirette per milioni di lavoratori e pensionati.
Attualmente, oltre 16 milioni di italiani usufruiscono della sanità integrativa attraverso 324 fondi sanitari, che nel 2023 hanno erogato oltre 3 miliardi di euro in prestazioni, garantendo un accesso più ampio alle cure e riducendo la pressione sul Servizio Sanitario Nazionale. Gli emendamenti in discussione rischiano di compromettere la sostenibilità, introducendo rigidità normativa che limiterebbe l’operatività dei Fondi e ne stravolgerebbe il modello di gestione.
« Non si può intervenire su un pilastro del welfare con misure affrettate e non condivise. La sanità integrativa non è un lusso, ma una necessità per milioni di italiani, perché assicura prestazioni sanitarie essenziali e alleggerisce il carico sulle strutture pubbliche. – dichiara Stefano Cuzzilla, Presidente di CIDA – È inaccettabile che scelte di tale portata vengano prese senza un confronto con le parti sociali. Il rischio è quello di creare un danno irreparabile per imprese, lavoratori e pensionati. »
CIDA sottolinea che, in un contesto in cui l’accesso alla sanità si fa sempre più difficile, i Fondi integrativi svolgono un ruolo fondamentale nel garantire cure tempestive e di qualità. Penalizzarli significa aumentare i costi per i cittadini, allungare le liste d’attesa e scaricare sul Servizio Sanitario Nazionale un carico che non può sostenere da solo.
« Chiediamo al legislatore di fermarsi e avviare un confronto con chi rappresenta il mondo del lavoro e delle imprese. – conclude Cuzzilla – La sanità integrativa va rafforzata, non indebolita. Regolare questo settore senza una visione strategica e senza il coinvolgimento delle parti sociali significa mettere a rischio il futuro del nostro sistema sanitario e la salute dei cittadini .»